Il bilancio delle vittime del terremoto in Turchia e Siria sale a 41 mila. Il presidente turco Erdogan ha annunciato a marzo la costruzione di 30 mila case sicure e aiuti economici per chi ha perso i familiari. Si susseguono gli aiuti da parte dell’Onu ed è attesa nei prossimi giorni la prima spedizione di aiuti dall’Italia
di Carlo Longo
A causa del terremoto in Turchia e nel nord della Siria hanno perso la vita oltre 41 mila persone. Secondo il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, infatti in Turchia sono morte 35.418 persone e 1.6 milioni gli sfollati. A queste si devono aggiungere i morti in Siria che, secondo l’ultimo bilancio, sono almeno 5.714 secondo i dati riferiti dal governo siriano e dai ribelli che controllano la maggior parte delle aree colpite.
“Non c’è un minuto da perdere” per la ricostruzione e a Marzo partirà la costruzione di 30 mila “case sicure”, ha detto il presidente turco al termine del Consiglio dei ministri. Per il momento sono in arrivo 10 mila container, grazie al sostegno del Qatar, ma Erdogan ha ribadito che la ricostruzione avverrà in un anno e annunciato aiuti economici per chi ha perso familiari. Il presidente turco ha spiegato, difendendosi da chi lo accusava di avere qualche responsabilità, poi che il 98% delle case crollate era stato edificato prima del 1999, vale a dire prima del terremoto del mare di Marmara che sconvolse il nord ovest del Paese, ma soprattutto prima della sua ascesa al potere.
Tra Turchia e Siria oggi è stato aperto un terzo valico di frontiera per il passaggio di aiuti umanitari diretti alla popolazione siriana. 11 tir dell’Onu sono passati attraverso il confine turco di Oncupinar per dare sollievo alla già stremata popolazione siriana. Per la prima volta dopo il terremoto una delegazione delle Nazioni Unite è entrata nelle aree controllate dai ribelli della Siria nord-occidentale per valutare le necessità delle regioni duramente colpite. “Si tratta in gran parte di una missione di valutazione”, ha dichiarato all’Afp Kenn Crossley, direttore del programma alimentare mondiale in Siria, a Ginevra.
È arrivato oggi nella zona anche il primo convoglio di aiuti internazionali dalla Turchia, attraverso il valico frontaliero di Bab As Salama. Lo riferisce la tv Panarabo-Saudita al Hadath, citando testimoni oculari nei pressi del valico che collega la regione turca di Gaziantep da quella siriana a nord di Aleppo.
Per la prossima settimana è attesa la prima spedizione di aiuti della Nato dall’Italia verso le zone colpite dal sisma in Turchia. Lo annuncia su Twitter L’Allied Joint Force Command Naples, il comando militare Nato con sede a Napoli, che fa sapere che sono stati spostati i container verso il centro operativo meridionale di Taranto, porto di imbarco per la spedizione in Turchia. Tra gli aiuti, un rifugio semipermanente in grado di ospitare almeno duemila sfollati composto da oltre mille container.
Intanto si continua a scavare e sotto le macerie, miracolosamente, c’è ancora vita. Un uomo di 45 anni di nome Ramazan Yucel è stato salvato dopo 207 ore dalle macerie della sua casa nella città turca di Adiyaman. Soprattutto a fronte di questi salvataggi capaci di donare flebile speranza tra i detriti appare inspiegabile il perchè di quanto denunciato dai vigili del fuoco di Valladolid. Il team spagnolo di soccorritori arrivati in Turchia dopo il terremoto, ha reso noto oggi al rientro che gli edifici vengono demoliti prima ancora che sia completato il recupero dei sopravvissuti. “Nel momento in cui abbiamo messo piede ad Adiyaman (una delle città più colpite dal sisma) l’idea con cui eravamo arrivati è stata smantellata”, ha detto uno di loro sottolineando la frustrazione per aver visto demolire interi edifici in cui potevano esserci centinaia di persone, in particolare uno in cui si sapeva che c’erano 180 abitanti e solo 10 sono stati salvati. Lo riporta la Efe.
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